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lunedì 10 febbraio 2014

FIAT X1-9 - Carrozzeria BERTONE - Designer Marcello GANDINI

La X1/9 ebbe una storia particolare. Dopo la concept car Runabout del 1969, la Bertone presentò alla dirigenza Fiat un'evoluzione del prototipo più facilmente industrializzabile. I vertici della casa torinese, tuttavia, non parvero molto interessati e la vettura finì in un angolo dell'officina.
Durante una visita agli stabilimenti di Grugliasco (per tutt'altri motivi), Gianni Agnelli vide in un angolo, ricoperta di polvere, la piccola targa e ne decretò l'immediata entrata in produzione. Utilizzando la meccanica della Fiat 128 Coupé che venne rivoltata (la X1/9 aveva, infatti motore
centrale e trazione posteriore, mentre la 128 aveva motore e trazione anteriori), la piccola targa, munita di robusto roll bar centrale e tetto rigido asportabile e inseribile nel cofano anteriore, debuttò alla fine del 1972 al Parco delle Madonie, in Sicilia.
La derivazione 128 era evidente nella meccanica: sospensioni a ruote indipendenti, impianto frenante a quattro dischi (gruppi posteriori analoghi a quelli della Fiat 124 Sport) e motore trasversale a 4 cilindri di 1290cm³ da 75 cv (lo stesso della 128 Rally 1300 poi, cessata la produzione di questa versione adottò quello della Sport Coupé 1300).[1] Il telaio era derivato direttamente dalla cugina Lancia Stratos (con la quale condivideva qualche componente della carrozzeria), sempre frutto della matita di Marcello Gandini, il designer della Bertone negli anni settanta. Nel listino Fiat, la neonata "targa" prendeva il posto della 850 Sport Spider, rinunciando, secondo le convinzioni dell'epoca, ad una carrozzeria spyder per ragioni di sicurezza.
X1/9 seconda serie
La X1/9 venne esportata negli USA sia con motore 1290 cm³ che nella versione che nascerà qualche anno dopo con motore maggiorato a 1498 cm³, alimentazione a iniezione, dotata dei dispositivi antinquinamento previsti dalle normative statunitensi e strumentazione con misure anglosassoni, ottenendo un buon successo di vendite.
Nel 1978 subì il primo (e unico) restyling della sua lunga carriera (18 anni) con la versione "FIVE SPEED" che richiamava sin dal nome la maggiore modifica, l'adozione del cambio a 5 marce. Esteticamente la vettura venne "americanizzata" con l'adozione di massicci paraurti in alluminio ad assorbimento; anche il cofano motore subì una vistosa modifica per ospitare il nuovo propulsore. Gli interni vennero completamente ridisegnati con nuovi sedili ergonomici regolabili e cruscotto di nuova concezione.
La cilindrata del motore cresce a 1498 cm³ (85cv), mentre il cambio diventa a 5 rapporti. La velocità massima arriva a 185 km/h con un'accelerazione da 0 a 100 km/h in 10 sec.
A partire dal 1982 la produzione, ormai quasi interamente assorbita dagli USA, venne trasferita alla Bertone (di cui adottò anche il marchio). Negli anni Bertone la X1/9 venne realizzata in una serie di versioni speciali anche con carrozzeria "bicolore" e interni lussuosi (come la In del 1982 che presentava interni in pelle rossa); per i telai (contrariamente alla produzione FIAT) vennero adottati trattamenti anticorrosivi con verniciature speciali a 9 strati. La produzione cessò nel 1989 con la versione "Gran Finale": qualche variante come i nuovi cerchi in lega e piccolo spoiler posto nella parte posteriore; vetture dotate di verniciatura micalizzata. In totale la produzione dal 1972 al 1989 è stata di circa 170.000 esemplari.
La X1/9 (l'unica nella storia del marchio torinese a motore centrale) fu l'ultima vettura a due posti e scoperta presentata da Fiat fino all'arrivo della Barchetta.



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